Alla scoperta dei supporti alla meditazione…
Il japamala, più spesso conosciuto come mala, è uno strumento utilizzato per la pratica della meditazione, ma anche come oggetto estetico.
La nostra mente è molto spesso un turbinio di pensieri che difficilmente ci permette di rimanere concentrati a lungo su qualcosa, cerchiamo quindi di utilizzare dei “mezzi” che ci permettano di quietare pensieri ed emozioni, di rilassare il corpo fisico e di entrare in stato meditativo (tradizionalmente appuntare per 12 secondi la nostra attenzione sull’oggetto della meditazione, che può essere una preghiera, un colore, una respirazione, la porta a diventare concentrazione, 12 volte 12 secondi, quindi 144 secondi di attenzione mantenuta, ci porta in stato meditativo, provare per credere quanto può essere complesso non farsi distrarre dalla propria mente, anche solo per 12 secondi…).
Ma come tutto ciò avviene? Occorre allenare la mente attraverso la disciplina a concentrarsi, per fare ciò il mala (dal sanscrito “ghirlanda”) può essere un utile strumento nella recita e quindi ripetizione (Japa dal sanscrito) di preghiere e mantra.
Lo snocciolare i grani del mala mi aiuta a mantenere maggiormente la concentrazione e a focalizzare la presenza su quello che sto facendo.
Vi sono moltissimi modelli di Japamala, la caratteristica che li accomuna tutti è di avere 108 grani, numero caro alla tradizione indiana (in realtà un po’ trasversale a diverse tradizioni come anche il buddismo), curioso sia esattamente il doppio dei grani del rosario cristiano.
Molti sono i materiali che compongono le mala, da legni di varia natura, alle pietre, con fili rigidi o elastici, un po’ per tutti i gusti insomma.
Per la pratica a volte si prediligono mala più piccoli, a 27 grani (sottomultiplo di 108), per la facilità di utilizzo.
Nella scelta di un mala quindi potrebbe esserci tanto una discriminante pratica, di utilizzo dello strumento come mezzo di concentrazione, quanto un aspetto estetico.
In entrambi i casi la scelta ovviamente non sarà casuale, e quindi anche per il mala ci sarà una affinità che ci porterà a scegliere quello che per caratteristiche energetiche e vibratorie potrà esserci più funzionale, sia esso in legno, in pietra o minerale.
Ricordiamoci infatti, che tanto che lo si usi per la pratica, quanto che lo si indossi “semplicemente”, c’è sempre e comunque uno scambio, così come per ogni cosa in manifestazione.
A volte capita, gli amanti di mala, ma non solo, ne avranno sicuramente esperienza, che senza alcun apparente motivo la collana o il bracciale vada in mille pezzi, una delle motivazioni potrebbe essere proprio un accumulo energetico che si libera attraverso quella “esplosione”, una specie di “parafulmine” anche se temporaneo.